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- Data di creazione 4 Luglio 2020
- Ultimo aggiornamento 13 Maggio 2024
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Sequenza che fa parte della messa dei Sette Dolori della Madonna (venerdì dopo la Domenica di Passione, e il 15 settembre), e fu composta come uno dei "planctus" in uso nei primi secoli dopo il Mille.
Se ne ritennero autori: Giovanni XXII, S. Bernardo, S. Bonaventura, ma senza prove, Innocenzo III. In forza dell'attribuzione di molti codici, di testimonianze di scrittori e di analogie letterarie, se ne ritiene comunemente autore Iacopone da Todi; e andrebbe ascritto agli ultimissimi anni della sua vita, fra il 1303 e il 1306. La poesia dello Stabat si adagia su una vecchia melodia, certamente non di origine alleluiatica secondo il più antico sistema, ma probabilmente attinta alla lauda popolare e variante ogni due strofe secondo la forma responsoriale. A cominciare dai primi polifonisti, il testo dello Stabat fornì a più riprese materia di ispirazione ai musicisti, i quali, a seconda delle tendenze estetiche imperanti, gli dettero forma ed espressione diversa.
La Madre addolorata stava in lacrime presso la Croce su cui pendeva il Figlio. E il suo animo gemente,
contristato e dolente era trafitto da una spada. Oh, quanto triste e afflitta fu la benedetta Madre dell'Unigenito! Come si rattristava, si doleva la Pia Madre vedendo le pene del celebre Figlio!