Lo compose a Linz nel 1861 e realizzò il breve lavoro in fa maggiore per sette voci non accompagnate. Il pezzo, a volte chiamato Offertorium, fu pubblicato a Vienna nel 1867. In precedenza, Bruckner compose la stessa preghiera nel 1856 per soprano, alto, un coro misto di quattro parti, organo e violoncello; più tardi, inserì il testo per voce solista (alto) e tastiera (organo, piano o harmonium); dopo aver completato cinque anni di studi con Simon Sechter, Bruckner compose poi il mottetto Ave Maria II.

Il materiale tematico iniziale dell’Ave Maria è desunto dalla omonima antifona gregoriana che viene eseguita nei riti in onore della Beata Maria Vergine. Il Mottetto comincia con la sola parte del Cantus, scoperta, senza altre voci che la contrappuntino sulle parole “Ave Maria” e sulle note iniziali dell’antifona gregoriana e continua ancora per un breve tratto, contrappuntato da altre voci che si aggiungono (la seconda e la terza entrano insieme, per ultima entra il basso) ancora sulle note della melodia gregoriana; la religiosità dell'autore, così fortemente delineata è da ascriversi al clima romano della Controriforma.

L’ Ave Maria di Somma Bonaventura, mottetto sacro in lingua latina, come molte altre opere musicali, riprende il saluto dell’angelo Gabriele alla Vergine Maria descritto nel Vangelo di Luca. Brano a quattro voci dispari con accompagnamento di organo, strumento molto caro all'autore (Scrisse un certo numero di colorite pagine organistiche molto eseguite).

L'Ave Maria è una composizione di carattere sacro scritta dal musicista italiano Giuseppe Verdi e facente parte della raccolta denominata Quattro pezzi sacri, composta dal maestro bussetano nel 1898, verso gli ultimi anni della sua vita. La caratteristica di questo brano è l'uso della "Scala Enigmatica"; inventata da Adolfo Crescentini (questa scala fu proposta ai lettori della "Gazzetta musicale" di Milano nel numero del 5 agosto 1888; in uno successivo, quello del 26 agosto, furono pubblicate le armonizzazioni inviate dai lettori e quella dello stesso autore), è stata impiegata e armonizzata dall'autore in 4 parti che compongono il brano. Ha una sonorità alquanto strana, essendo composta da intervalli inusuali: semitono - tono e mezzo - tono - tono - tono - semitono - semitono.

L’Ave Maria di don Lorenzo Perosi (1872-1956), è originariamente un componimento a due voci pari, semplice nella struttura e tessitura; la varietà di accenti che si sviluppa nel corso del brano, ora a imitazione fra le due voci, ora omoritmicamente, crea un’atmosfera di intima spiritualità. Particolarmente interessante appare il passaggio in la maggiore che caratterizza le frasi successive all’attacco, che rendono il contesto gioioso e distensivo.

Franz Liszt (1811-1886) è stato uno dei pochi compositori a comporre più volte Ave Maria. La sua prima composizione, Ave Maria I, S20, è stata scritta nel 1846, anno in cui Liszt stava ultimando il suo tour di 8 anni in Europa. Si stima che in quegli 8 anni è apparso "ben più di un migliaio di volte" in concerto. Si passa voci soliste a pieno coro, e si conclude con la finale meditativa 'Amen'.

Questo brano è attribuito all'autore nei suoi anni giovanili (1897), periodo risalente a molte composizioni strumentali e vocali, già indicative del suo promettente talento. È risaputo che parte di questa produzione era collegata alla figura della madre, Carolina Todeschi, alla quale sono dedicati soprattutto i canti mariani.

Maria, Maria! A te, di grazia piena, o benedetta Madre del Signor, s'alza la prece umana a tutte l'ore, e tu l'accogli e involi al cor le pene....

Fra  le  moltissime  composizioni  di  Palestrina,  come  peraltro accadeva  in genere in  quei  tempi,  ve  ne  sono  diverse  che recano  il  titolo   (o   meglio   l'incipit)   Ave Maria,  fra  cui  due messe. Questo brano è uno delle due versioni (l'altra versione è a 8 voci).

Questa celebre Ave Maria risale molto probabilmente al XVI secolo ed è tradizionalmente attribuita al compositore franco-fiammingo; in realtà, questo brano – nella versione che noi conosciamo e con le parole del saluto angelico – fu edito per la prima volta nel 1842 da Pierre-Louis Philippe Dietsch (1808 - 1865), un oscuro e modesto compositore francese. Jacques Arcadelt adattò il brano per sole voci femminili apparendo per la prima volta a stampa nel 1554.